Appena tornata a Londra Sharon contattò subito il suo editore per raccontargli cosa aveva scoperto durante il soggiorno in Irlanda.

L’uomo concordò con lei sul fatto che non esistesse nessun mistero, ma le permise ugualmente di scrivere la storia, considerandola come un caso del cuore.

Era raro, infatti, trovare al giorno d’oggi, un uomo che si prendesse così tanto a cuore il destino di un’intera città. Essendo già in clima natalizio una storia del genere sarebbe andata a ruba.

Ma, al di là della stesura dell’articolo Sharon non poteva fare a meno di ripensare a quell’atmosfera magica con i suoi paesaggi colorati che tanto l’avevano incantata, lasciandola senza respiro.

E poi, senza neanche accorgersene ecco che le tornavano alla mente quegli occhi blu, intensi come il mare in tempesta; quegli occhi che, da quando era tornata a casa, non avevano mai smesso di tormentarla. Non poteva finire così.

C’erano troppe parole non dette in quegli sguardi. Doveva rivederlo. Cosi, senza attendere oltre, prese la giacca e, dopo aver gridato al suo capo che tornava in Irlanda, si mise alla guida della sua Lotus. Destinazione aeroporto.

Mentre era in volo Sharon pensò ad una possibile motivazione che spiegasse il suo ritorno a Dublino, qualora avesse incontrato l’uomo misterioso, ma non le venne in mente nulla. Era la vigilia di Capodanno e lei stava tornando a Dublino. Stava tornando a casa. Non sapeva cosa sarebbe successo una volta arrivata in città, ma sapeva che proprio da lì avrebbe preso il via la sua nuova vita.

Era atterrata da poche ore quando, passeggiando per la via principale, incontrò nuovamente i suoi occhi.

“Sei tornata. – disse lui ammiccando un sorriso – Quanto rimarrai? Per sempre”. – rispose lei, ricambiando il suo sorriso – La sua nuova vita poteva avere inizio.

Dublino e il Mistero Svelato

Seduti l’uno di fronte all’altro, davanti ad una buona tazza di cioccolata fumante l’uomo iniziò a parlare di ciò che era stata la sua vita sino a quel momento: “Lei ha ragione a pensare che in questa città ci sia un mistero da scoprire, ma – e qui l’uomo trasse un lungo respiro – quello che non sa è che il suo mistero sono io.

Cosa intende dire? Si spieghi meglio – gli chiese Sharon, superato l’attimo di confusione – Mio padre è stato il signore della città fino a pochi anni fa, quando, a causa del gioco d’azzardo, perse tutto.

Non avendo soldi liquidi per estinguere il debito contratto consegnò nelle mani dei suoi creditori tutte le sue proprietà, vale a dire l’intera città.

E lei dov’era mentre succedeva tutto questo? – gli chiese d’improvviso Sharon – Io non vivo più in questa città da molto tempo, – si giustificò l’uomo – ma appena ho saputo tutto quello che stava succedendo mi sono precipitato qui e ho cominciato a lavorare nell’azienda di famiglia.

Prima di morire mio padre, qualche mese fa, mi ha fatto promettere che mi sarei preso cura della sua città. E così ho fatto.

Ma, se l’intera città è in crisi come mai stanno nascendo tante nuove attività finanziarie? – e prima che l’uomo potesse smentire – Non cerchi di negare. Chi le finanzia?

Io – rispose l’uomo con la massima semplicità – Voglio riportare la città al suo antico splendore”.

Mentre continuavano a parlare Sharon e il suo interlocutore, senza quasi rendersene conto, erano arrivati nella piazzetta di Temple Bar, che pullulava di musicisti di strada e di vita.

Ancora una volta, guardandosi intorno, Sharon si stupì delle grandiosità naturali e architettoniche che Dublino nascondeva ad ogni passo.

Tra poche sarebbe ripartita, ma di una cosa era certa: non avrebbe mai più dimenticato quell’atmosfera.

 

Sharon e Il mistero di Dublino

Non avrebbe mai più dimenticato quel momento, né tantomeno quegli occhi, di questo Sharon ne era

profondamente convinta. Non aveva scoperto nulla d’interessante, e i fondi messi a disposizione dal Daily

Express per questa trasferta stavano per finire e presto sarebbe dovuta tornare a Londra. Aveva già

preparato i bagagli, ma non poteva fare a meno di pensare che qualcosa le sfuggiva. Sì, ma cosa?

L’ottimismo, la voglia di fare erano ottime qualità, ma non potevano da sole rendere così florida una città.

In cima ai suoi pensieri c’erano sempre quelle due domande che continuavano a martellarle

incessantemente in testa: chi c’era dietro questa ripresa? Chi poteva trarne vantaggio? Una cosa era certa,

quella città nascondeva un segreto e prima di andarsene lei l’avrebbe scoperto. Presa tale decisione

afferrò la giacca di pelle nera, adagiata sulla poltroncina e uscì, senza avere una meta ben precisa. Aveva

trascorso tutto il pomeriggio girovagando per la città, in cerca di risposte e, proprio mentre stava

attraversando l’Ha Penny Bridge, persa nel panorama di quella città che l’incantava ad ogni sguardo, si sentì

urtare. Alzò gli occhi per parlare e lo vide. Era lo stesso uomo che aveva visto nel bosco.

Ancora una volta i loro sguardi s’incontrarono, ma stavolta lei non rimase in silenzio:

“Speravo di rivederla. Ho bisogno di parlarle.

Dice a me ? – le chiese l’uomo, negli occhi uno sguardo perplesso –

Sì, – rispose Sharon in tono deciso – ho bisogno di alcune risposte e lei è la sola persona che può darmele”.

Detto ciò si avviarono insieme alla ricerca di pub dove poter parlare tranquillamente. Appena si furono

seduti Sharon si presentò dichiarando, inoltre, il motivo per il quale si trovava in Irlanda. A quel punto

l’uomo, messo alle strette, confessò. Era lui che stava risollevando le sorti di Dublino.